giovedì 18 novembre 2010

UNITÀ D'ITALIA - CONFERENZA DEL 13 NOVEMBRE

Da bambina, a 8 anni, ho avuto i miei primi due innamoramenti. Non si tratta di resoconti erotici di giovani donne, come, purtroppo, siamo costretti a sorbirci da un po' di tempo e, di seguito, a sorbirci chi giustifica questi comportamenti perché, sembra, che per vincere lo stress da lavoro, sia la cura o lo svago migliore negli alti vertici! De gustibus non disputandum est! Direbbero i latini.
Proseguo con le mie confidenze.
Il mio primo innamoramento l’ho avuto a 8 anni nei confronti di un tenore che si chiamava Mario Lanza e che interpretava film musicali americani che mi estasiavano e che mi facevano sognare crociere che sono rimaste sogni e ridicoli giuramenti di viaggi in terre lontane mai realizzati. Mario Lanza, purtroppo, è morto molto giovane in un incidente.
L’altro innamoramento l’ho avuto per la Storia, che quell’anno incominciavo a studiare, perché mi sembrava una favola infinita. STORIA che ho amato ancora di più quando in terza ragioneria ci è stata assegnata una nuova giovane professoressa di lettere. Alla prima lezione aveva introdotto la materia dicendo alla classe – pretenderò da voi le date ed i nomi ma ancora di più che capiate il contesto storico! – Queste parole mi hanno accompagnato per tutta la vita ed insegnato a leggere i fatti di storia ed anche quelli della politica attuale, che un giorno diventerà STORIA, con il mio senso critico e non con il lavaggio del cervello che ci fanno molte televisioni o giornali (che poi, si può sapere di chi sono tante…tante di queste televisioni e giornali??).
Questo preambolo per dichiarare che sabato pomeriggio, all’Auditorium della Fondazione, ho ascoltato la conferenza (o lezione di Storia) più interessante mai sentita in vita mia tenuta dal Prof. Philippe Daverio sulla nascita della nostra Nazione Unita a partire da metà Ottocento. L’ho ascoltata,più che come una conferenza, come una piacevole, affascinante, coltissima conversazione con una persona che bisognava solo ascoltare, senza interrompere, tante erano le notizie e nozioni che trasmetteva con ragionamenti che seguivano un filo logico senza mai una esitazione, un inciampo o una ripetizione.
Una delle prime frasi che mi hanno colpito è l’affermazione che dopo 150 anni dall’Unità d’Italia si può raccontare la Storia di quell’evento in modo più veritiero rispetto a ciò che, da allora, è stato scritto e fatto studiare. Secondo me, questo studioso, ha una così grande lucidità di ragionamento che, quello, non è l’unico periodo che è in grado di analizzare in modo scevro da condizionamenti politici, ma può analizzare e farlo fare a noi tutti, i successivi 150 anni, compresi quelli che viviamo attualmente.
Avrei voluto chiedergli conferma di cose lette o sentite raccontare da mio padre che le aveva apprese dal suo. Il nonno era un Maresciallo dei Carabinieri nato nel 1868 a Napoli da famiglia di tradizioni militari quindi tutti militari Borbonici. Non ho avuto l’ardire di fare domande perché non posso forzare il mio carattere, estremamente timido, più di tanto.
Per un attimo ho avuto una visione che ora stenterò a esporre in parole e sembrerà lunga, contorta e forse poco comprensibile. Non ero nell’epoca attuale ma nell’oscuro medioevo. Non ero nell’Auditorium della Fondazione ma in un isolato convento dove monaci esperti nell’arte dello scrivere, insegnavano a giovani impegnati ed entusiasti della missione assegnata, a ricopiare antichi testi perché non andassero persi e distrutti e l’umanità, risollevata dalle tenebre, ritrovasse l’antico sapere, le antiche leggi e la civiltà perduta. Io ho interpretato anche questo nelle parole del Prof.Daverio ed avrei voluto continuare ad ascoltare, imparare e capire.
Sul tema dell’Unità d’Italia, la Fondazione ha programmato nei prossimi mesi altri quattro incontri ed io spero di assistere a tutti e quattro e lo consiglio a tutti i miei concittadini. Oggi, invece, andrò alla Banca di Piacenza alla conferenza sul Monachesimo Benedettino. Chissà, forse diventerò, anche se in età matura, una donna acculturata……pardon……, un essere umano acculturato. Al giorno d’oggi il sostantivo femminile, donna, certe persone stanno tentando di svilirlo al concetto di …femmina…. e basta.
Forse queste istituzioni private e cito anche il suo giornale e la sua televisione, cercano di darci una cultura che altri tentano di sostituire con banalità, o peggio, cattivi comportamenti, o peggio, istillando nei giovani il concetto che i fini primari della vita sono il proprio piacere e l’arricchimento veloce anche se a scapito della propria dignità ed onestà.
Quindi concludo ringraziando la Fondazione che offre alla cittadinanza Arte e Cultura, ad un livello di comprensione e di soddisfazione ,adatto a tutti. Arte e Cultura sono ciò che può salvare le genti dallo imbarbarimento.
Avrei un suggerimento ed una preghiera: perché non vengono registrate certe conferenze? Io avrei voluto la registrazione della splendida conferenza del prof.Daverio , così avrei potuto farla ascoltare ai miei figli e a quelle poche persone che conosco e che non erano presenti. Oppure in alternativa, sarebbe possibile portare un piccolo registratore personale? Non vorrei fosse una cosa proibita. Comunque, secondo me, la Fondazione dovrebbe farsi un archivio proprio di tutte le belle cose che realizza. Forse esiste già e dico solo cose scontate.

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