domenica 4 dicembre 2011
Maternità
LA FAVOLA TRISTE DELLA MIA PRIMA MATERNITA'
Oggi il mio cuore ha rivissuto la mia prima maternità perchè ho incontrato la persona che me l'ha amareggiata per sempre (eppure doveva essere una bella mattinata perchè veniva inaugurato il mercatino di Natale dell'istituto per anziani dove è ricoverata la mia mamma e che è sempre bellissimo). E' successo quando ero in gravidanza già da qualche mese; una collega, coetanea d'età, un brutto giorno, ha smesso di rispondere al mio saluto e quando, dopo alcune volte che succedeva questo, le ho chiesto perchè lo facesse e se per caso l'avevo offesa in qualche modo ero pronta a chiederle scusa, mi ha risposto di non rivolgerle mai più la parola perchè per lei io ERO MORTA. Così è continuato questo suo comportamento per 7 anni e subito da quel momento io non ho più potuto parlarle, a volte neanche per il lavoro. Portava spesso caramelle e cioccolatini e li offriva e distribuiva ad altre colleghe anche vicino a me saltandomi tranquillamente senza neanche pensare che poteva ferirmi o scatenermi le famose "voglie" delle mamme in attesa. Quando poi è nato il mio bambino è capitato che l'ho incontrata vicino all'ufficio dove andavo a ritirare la disoccupazione per i mesi che avevo chiesto di aspettativa non retribuita (mio padre mi aveva consigliato di fare così anche se a quei tempi la cifra era molto modesta ma sarebbe servita per l'anzianità di servizio). Ebbene, mentre caricavo il mio piccolissimo bambino di pochi mesi sulla mia vecchissima ma speciale 500 verdina tutta decapotabile (e senza riscaldamento perchè non funzionava più) mi è passata vicino e ha girato la testa dall'altra parte senza degnarmi di uno sguardo e ignorando il mio bimbo che avrei voluto mostrare con orgoglio come tutte le mamme del mondo. Quando poi, finita l'aspettativa sono ritornata in ufficio non ho potuto riavere il mio lavoro, la mia scrivania, ma sono stata piazzata su una scrivania dove non c'era neanche la calcolatrice perchè il capufficio aveva deciso che chi mi aveva sostituito aveva ormai imparato il lavoro e non erano necessari cambiamenti, mi avrebbe passato qualche altra cosa da fare, tipo lettere commerciali da scrivere a macchina, quando capitava...Dopo una decina di giorni senza fare quasi niente, ho incominciato, di mattina in mattina, a chiedere ai vari colleghi, nei vari uffici, se c'era qualche compito da svolgere, qualche arretrato per cui rimettersi in pari. Ho elemosinato il lavoro cercando di sorridere ma con l'ansia e l'angoscia nel cuore. Certo ho imparato tante cose e capito tante cose ma molte volte, quando mi svegliavo, sapendo come sarebbe andata la giornata e prevedendo anche le discussioni inevitabili con mio marito per il suo lavoro che mi preoccupava moltissimo, non avevo voglia ne di alzarmi ne di continuare una vita con un futuro tanto incerto da dubitare di avere di che crescere i miei figli. Le mie incertezze per il lavoro sono proseguite per 7 anni fino a quando la ragazza che mi aveva sostituita dopo essersi sposata anche lei e dopo il 1° e il 2° figlio, al 3° figlio ha deciso di stare a casa. Anche l'altra collega, dopo tanti anni, ha ricominciato a parlarmi; allora mi sembrava di poter superare quelle inutili, ingiuste, aride, umiliazioni; in realtà, ero e sono consapevole che le ferite dell'anima, che in altri esseri umani, si rimarginano più o meno facilmente, nel mio cuore, nella mia memoria restano incise come solchi nei terreni che vengono arati per la semina, ma il seme non fa germogliare ne erba, ne fiore, ne grano ma il rimpianto di aver perso quella serenità, quella gioia alla quale hanno diritto tutti, in particolare tutte le mamme che crescono un neonato e che a me è stata rubata perchè rientranto dall'ufficio a sera, a volte, non trovavo la gioia, la spensieratezza nell'accudire o dare la pappa al mio bimbo: lo facevo ma ero triste. Allora come anche ora, anche per una vita difficile e piena di vicissitudini, mi sveglio in piena notte, a volte per un incubo, e piangendo penso "rivoglio la mia vita". Devo concludere che, è vero, non ho mai chiesto, ne preteso niente da nessuno, per dignità e perchè m'aspettavo il "giusto" il "dovuto" .Ho lavorato come una stakanovista nell'indifferenza di tutti, se non nella derisione di tutti, in un mondo dove vengono apprezzati i "furbatti del quartierino" non le persone oneste. Mio figlio mi ha spiegato che nessuno legge le cose che scrivo...il numeratore segna poche visite e sono quelle di servizio per i controlli del gestore, allora io ho deciso che, forse, se metto i miei pensieri su questo foglio virtuale, come se fosse un diario, i tanti dispiaceri che ho avuto, forse perderanno quella carica di disperazione, quella sensazione che non ci sia più rimedio ai problemi che ancora gravano sulla mia famiglia, alla consapevolezza che la vita è passata tutta senza che potessi realizzare quei modesti sogni che mi hanno accompagnata nell'infanzia, nell'adolescenza, nella prima giovinezza che sono trascorsi nel periodo del dopoguerra quindi con tutti i problemi della ricostruzione dell'Italia intera ma anche con l'entusiasmo dell'economia che ripartiva, con i politici che s'azzuffavano anche allora, ma che erano più onesti, salvo qualche raro scandalo e non certo di proporzioni uguali a quelli attuali. anche stasera il TG ne riportava di nuovi!!!
Per questa notte...basta scrivere...bevo la camomilla ormai fredda e vado a letto.Dormirò???
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